sabato 29 marzo 2008

Fame nel mondo - James non morirà

James non morirà: mobilitarsi per salvare bimbi

Dal desiderio di una famiglia romana di aiutare bimbi in Africa è nata la Fondazione James non morirà. Il papà, Franco Romagnoli, commercialista della Cisl, è appena tornato dall’Etiopia. Lì, con suo figlio Francesco, sta costruendo un villaggio per orfani.

Bimba con fratellino. Dal sito della Fondazione James non moriràChe cosa ha spinto lei e la sua famiglia a dar vita a una Fondazione per fornire un aiuto concreto e diretto ai bambini e alle donne dell’Africa ed in particolare dell’Etiopia?
Da tempo, con mia moglie, avevamo in mente di fare qualcosa a favore dei poveri ma non riuscivamo ad identificare come e cosa. Dopo alcune esperienze di volontariato in Africa, in particolare ad Adwa, in Etiopia, condivise anche con i nostri due figli, Francesco e Venturella, abbiamo capito che la nostra idea poteva validamente indirizzarsi a favore dei bambini e delle donne di quella nazione, tra le più povere al mondo. Inizialmente abbiamo coinvolto amici e parenti in un’attività di raccolta fondi ma ben presto ci siamo resi conto che, se volevamo dare un aiuto concreto ed impegnarci seriamente, dovevamo costituire una struttura formale per gestire gli aiuti. Così è nata la Fondazione James non morirà - onlus.

Un gesto di solidarietà individuale trasformatosi in Onlus.
Proprio così: tutti in famiglia ci siamo mobilitati. Mio figlio Francesco, nell’ottobre del 2002 ha deciso di lasciare il lavoro di commercialista che svolgeva con me per trasferirsi permanentemente in Etiopia. Grazie alla sua presenza sul territorio e dopo una prima raccolta di fondi per costruire la scuola materna gestita dalle suore salesiane di Adwa, abbiamo cominciato a pensare alla individuazione di nostri progetti da realizzare in modo quanto più possibile diretto ed innovativo.

Per esempio?
Innanzi tutto le adozioni a distanza. Francesco le cura personalmente, garantendo con la sua presenza l’effettiva destinazione delle risorse a favore dei bambini e del loro nucleo familiare (cibo, vestiario, assistenza sanitaria, alloggio, scuola ecc.). Tengo ad evidenziare che tutto il denaro versato dai nostri sostenitori viene destinato alla beneficenza e non, come spesso accade in grandi organizzazioni, utilizzato in larga misura per far fronte a costi di gestione e di promozione. La nostra Fondazione si basa esclusivamente sul volontariato. Tutti i costi di amministrazione e gestione della Fondazione (utilizzo dei locali e delle utenze, mobili, computers, fotocopiatrici, spese di segreteria) sono messi a disposizione gratuitamente dai fondatori.
Inoltre, per evitare l’assistenzialismo, cerchiamo, più che di erogare aiuti diretti, di creare occasioni di lavoro per le mamme dei bambini in adozione. Realizziamo così dei mini progetti per dare alle donne una prospettiva di futuro ed una possibilità di emancipazione e indipendenza. Devo dire che le donne coinvolte ne sono entusiaste.

Avete anche un importante progetto: “Il Villaggio dei bambini”. Di cosa si tratta?
Ad Adwa ed in particolare nei villaggi circostanti, sperduti tra i monti, vi sono tantissimi orfani di entrambi i genitori. Questo a causa dell'elevatissima mortalità per parto - 1 su 9 contro 1 su 8.700 della Svizzera - e dalle precarie condizioni igienico sanitarie. Altissima la mortalità causata dall'Aids, e da altre malattie (tubercolosi, infezioni polmonari ed intestinali...). La vita media, difatti, è intorno ai 42/43 anni.
Il Villaggio dei bambini è una struttura articolata in sedici casette autonome, costruite in muratura e munite di luce ed acqua, in ciascuna vivranno 6/8 bambini orfani, affidati alle cure di una mamma adottiva scelta tra le donne locali, debitamente selezionata e formata. In totale il Villaggio potrà ospitare 100/120 bambini.
Nel villaggio funzionerà anche un “Centro di emergenza” per il recupero dei bambini denutriti e disidratati ed il loro successivo inserimento negli aiuti, attraverso le adozioni a distanza.

Come pensate di finanziare la costruzione?
Così come è avvenuto fino ad oggi: attraverso versamenti di tanti singole persone che ci hanno conosciuto con il passaparola o leggendo uno degli articoli che alcuni periodici ci hanno dedicato. Per la costruzione del villaggio abbiamo lanciato un progetto di “Multisolidarietà”, denominato “Vuoi regalare un metro di paradiso?”. Perchè cosa è se non un paradiso, il Villaggio, per i bambini orfani, abbandonati, che vi troveranno una casa, cibo, vestiario, educazione e affetto?
Non ci affidiamo a contributi pubblici, non vogliamo realizzare progetti finanziati da enti nazionali od internazionali, ma vogliamo realizzare progetti finanziati da gente comune, perchè ciascuno possa dire “questo l’ho fatto anch’io”. Per noi è importante il rapporto diretto con i sostenitori. Rispondiamo personalmente a tutti coloro che ci scrivono. Il nostro desiderio è quello di coinvolgere quanto più possibile ciascun donatore, perchè si senta veramente un membro della “grande famiglia di James” e non uno qualsiasi dei tanti donatori. E’ un lavoro molto faticoso e che richiede tantissimo tempo, ma lo facciamo volentieri, perchè è la nostra scelta.

Della gestione del villaggio si occuperà sempre suo figlio? Cosa prova ad averlo così lontano nel cuore dell’Africa invece che al suo fianco nello studio di Roma?
Io e mia moglie siamo stati ben felici di questa sua scelta. Da tempo cercava qualcosa che lo gratificasse più del lavoro da commercialista. Lo ammiro: ha avuto molto coraggio e le esperienze che sta vivendo lo gratificano molto… Certo i momenti di sconforto ci sono: di fronte a tanta miseria la nostra fondazione altro non può fare se non salvare una goccia nel mare!


Alessandra Mariotti
24/3/2004

(tratto dal sito www.buonpernoi.it)

SCHEDA DELLA FONDAZIONE

Logo Fondazione James non moriràLa Fondazione James non morirà è stata costituita da privati nell’aprile del 2002 ed è dedicata a James, un bambino di Adwa, gravemente ammalato, poi morto a soli 4 anni. Si rivolge ai privati e si basa solo sul volontariato, senza spese pubblicitarie, né attività di propaganda. Si prefigge di fornire un aiuto concreto e diretto ai bambini e alle donne dell’Africa ed in particolare dell’Etiopia, per consentire la loro sopravvivenza e favorirne la crescita globale ed umana nel rispetto della loro cultura, fornendo ai bambini una educazione scolastica e successivamente professionale e non una semplice alfabetizzazione.
Francesco Romagnoli, componente del consiglio di Amministrazione e uno dei fondatori, ha scelto di dedicarsi a tempo pieno al volontariato e vive ormai stabilmente in Etiopia, attualmente ad Adwa, fungendo così da collegamento, da garante della destinazione dei fondi e da portavoce di tutte le emergenze che frequentemente si verificano. La Fondazione James non morirà opera con adozioni a distanza: i contributi versati consentono ai bambini di scampare alla morte per fame, alla denutrizione, alla malattie e di frequentare la scuola (materna, elementare e media).

Fondazione James non morirà - Onlus
via Giovanni Nicotera N°29 - 00195 Roma
Telefono 063202169 fax. 063217674

Il sito: www.jamesnonmorira.org

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono delle persone veramente speciali, vorrei fare qualcosa per loro e per chi aiutano