venerdì 4 aprile 2008

Fame nel mondo - Generosità più efficiente

Tra le organizzazioni non profit migliorano l'efficienza gestionale e la capacità di rendicontazione, ma il processo resta discontinuo e coinvolge soprattutto le Onlus già da tempo sensibili al tema della trasparenza, lasciando aperti larghi spazi di miglioramento nella più generale galassia del Terzo settore.
È questa l'indicazione di massima che emerge da un'indagine condotta per «Il Sole-24 Ore del lunedì» dalla società di consulenza Un-Guru, che ha preso in considerazione i consuntivi messi a disposizione su internet da 50 organizzazioni, sia di piccole sia di grandi dimensioni, i cui risultati aggregati sono stati oggetto, nell'arco del 2007, del settimanale "esame di bilancio" pubblicato nella pagina del nostro giornale dedicata al volontariato.
Secondo la rilevazione l'80% delle Onlus, nell'ultimo esercizio chiuso e comunicato in Rete, hanno destinato all'attività diretta di missione, ossia allo scopo sociale indicato negli statuti, più del 70% delle uscite complessive, una soglia identificabile come benchmark di efficienza gestionale (gli altri costi che incidono in maniera significativa sono quelli della struttura, gli oneri di sensibilizzazione, fundraising e marketing).
La percentuale delle organizzazioni "virtuose" era lievemente inferiore (il 76%) nella precedente rilevazione, condotta nel 2006 e riferita a un campione di 38 realtà senza fini di lucro. Trova conferma nell'analisi statistica, dunque, la tendenza a un uso più accorto ed efficace delle risorse, nonchè al contenimento dei costi interni e di struttura.
Il trend riguarda soprattutto le piccole Onlus, tra le quali possono essere considerate quattro delle prime cinque classificate: si dimostra così il sostanziale vantaggio di avere obiettivi ben delimitati, con oneri esigui per il personale, quasi esclusivamente volontario.
Buona anche la performance degli enti che ricevono prevalentemente fondi pubblici, per i quali occorrono sì specifiche conoscenze volte a ottenere e gestire i finanziamenti, ma che non richiedono ingenti investimenti in promozione.
Anche le grandi organizzazioni, comunque, in linea generale guadagnano punti al test di efficienza delle erogazioni. Tanto che, se al vertice si conferma la «Fondazione James non morirà», una Onlus a dimensione poco più che familiare, nata nel 2002 per aiutare i bambini in Africa e già al vertice della precedente rilevazione del 2006, al secondo posto si trova un'organizzazione molto strutturata come Asvi, Agenzia per lo sviluppo del non profit, ente finalizzato a rafforzare il Terzo settore soprattutto attraverso l'innovazione e la crescita delle professionalità. Difficile, quindi, riuscire a generalizzare la tendenza: il livello di efficienza oscilla molto da caso a caso ed è influenzato - oltre che dalle dimensioni organizzative - anche dall'ambito di intervento, dalle fonti dei ricavi e da numerose altre variabili.
Va tenuto presente, comunque, che tutto il campione considerato appartiene al segmento di "eccellenza" del non profit: riguarda, infatti, enti che hanno adottato una strategia di trasparenza nella rendicontazione e che, di conseguenza, offrono maggiori garanzie ai donatori, sia pubblici che privati.
Nelle realtà per le quali è possibile un confronto rispetto alla precedente indagine va sottolineato che, generalmente, la differenza è di pochi decimali o punti percentuali. Si registrano, però, anche flessioni superiori al 5% (per esempio per Unicef, Cesvi e Cospe), come riflesso di un sensibile calo delle entrate, cui non sempre è collegabile un equivalente, immediato calo dei costi, soprattutto se relativi al personale.
Il parametro relativo all'attività di missione, inoltre, deve anche tenere conto dell'eventuale presenza di un avanzo gestionale. Registrare un valore elevato sul totale delle uscite non significa, infatti, che non occorra un miglioramento delle performance: alcune Onlus (per esempio Bambini nel deserto, Domus de Luna, Funima e Mais, che presentano un avanzo pari a oltre il 20% delle entrate) faticano a impiegare nell'attuazione dei fini statutari la totalità dei fondi raccolti.
Il vero traguardo, per il non profit, resta dunque quello del pareggio di bilancio, sinonimo di buona capacità di programmazione e, al tempo stesso, garanzia di sostegno per i progetti nel lungo periodo.

di Elio Silva e Antonella Tagliabue (tratto dal sito www.ilsole24ore.com)

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